mercoledì 16 aprile 2008

LA VERA STORIA DEL PONTE SULLO STRETTO COME LA VEDE IL DELEGATO REGIONALE DELLA SICILIA

E’ noto a tutti come da tempo la questione “ponte sullo stretto” ha segnato le campagne elettorali delle varie parti politiche e ha interessato non poco l’opinione pubblica.
Ma qual è il nocciolo della questione?Quale sarebbe la sua utilità? Perché non lo si vuole?
Un passo alla volta.
L’utilità e ovvia. Ogni giorno in Italia milioni di persone si muovono da una regione all’altra per affari, lavoro, necessità e turismo. E tutto questo non crea nessun problema se queste regioni fanno parte del nostro amato stivale; prendiamo l’auto o il tir e via chilometri e chilometri d’autostrada senza ostacoli naturali di alcun tipo e poca perdita di tempo.
Ma se dobbiamo spostarci da e per la Sicilia o la Sardegna iniziano i guai.
Ore di traghetto a costi elevati e con orari mai certi, disagi, e tempi impossibili.
Sono siciliano e ne so qualcosa; il commercio della mia isola soffre la carenza di collegamenti più pratici e lotta con la concorrenza di chi può godere di una più efficiente rete di trasporti.
Capite perché i siciliani vogliono il ponte? Credo di si.
Ma allora perché qualcuno non lo vuole, perché tanti ostacoli?
I motivi sono stati prima di tutto politici, poi economici e quindi tecnici.
Tutti superati sotto il precedente Governo Berlusconi che finalmente mise mano al progetto e lo commissionò; vengono nominati periti, tecnici, ingegneri; entrano in campo i giapponesi si impostano progetti, si valutano gli impatti ambientali e finalmente sembra che ci si trovi ad una svolta epocale per il bene di un’intera isola, la più grande d’Italia.

Ma purtroppo il Governo Berlusconi cade e tocca a Prodi decidere sul destino del ponte.
E questo non decide, non direttamente, prima dice che non è necessario, poi ci ripensa, quindi lascia passare tempo.
Ma nel frattempo qualcuno dice no! Pecoraio Scanio dice no!
E udite udite, dopo tutte le perizie tecniche, dopo le valutazioni sull’impatto ambientale e dopo tanti soldi spesi, il bravo Alfonso se ne esce con la più stravagante delle motivazioni: “il ponte sullo stretto di Messina disturberebbe lo spostamento dei delfini”.
Ma possibile che passino tutti di li? E lui come fa a dire che saranno disturbati? Avrà imparato il linguaggio dei delfini e glie lo avrà chiesto?
O forse i motivi sono altri?
Potete togliere il forse!
Dovete sapere che parte della costruzione del ponte andrebbe a ricadere in una Zps del messinese che non ne precluderebbe in alcun modo la realizzazione se dovesse essere recepita in toto la direttiva europea che disciplina le attività umane e collegate che possono esplicarsi all’interno delle Zps; ma questo i verdi non lo vogliono, e non perché veramente non vogliono il ponte ma piuttosto perché consentendone la costruzione e quindi l’esplicazione di una attivita in una parte di una Zps a maggior ragione poi non potrebbero precludere nella stessa zona un’altra attività: la Caccia.
E così facendo si dovrebbe estendere lo stesso trattamento almeno per tutte le altre Zps della Sicilia.
Che furbi. Volevano aggirare l’ostacolo e faziosamente farci credere che il problema erano i delfini.
Questa è solo una delle falsità messe in campo dai protezionisti dall’ ’85 ad oggi.
Ma finalmente tutto questo è finito.
Gli elettori italiani hanno capito e i protezionisti proclamatori di fantomatiche tragedie sono finalmente usciti dal Parlamento italiano.
Adesso Pecoraro Scanio avrà più tempo a disposizione per contare i suoi Rolex.
Adesso, cari protezionisti, andate a lavorare, dopo tanti anni sarà dura ricominciare a farlo ma provateci almeno. E se volete che vi accolgano meglio nei vostri vecchi posti di lavoro, allora ascoltate me:
"NON DITE A NESSUNO CHE SIETE STATI GLI AMBIENTALISTI CHE UNA VOLTA SEDEVANO IN PARLAMENTO E OCCHIO AI PICCIONI CHE VI PASSANO SULLA TESTA".

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