
Partirono due ore prima dell' alba, e dapprima non fu necessario spezzare il ghiaccio sul canale perchè erano già passate altre barche.
In ogni barca stava, al buio, in modo che si udiva senza vederlo, il barcaiolo stava ritto a poppa, col lungo remo. Il cacciatore era seduto
su uno sgabello fissato al coperchio di una cassetta che conteneva la colazione e le cartucce, e i suoi due o tre fucili erano appoggiati al mucchio di stampi...
Comincia così DI LA' DAL FIUME E TRA GLI ALBERI, romantico postumo di Ernest Hemingway, con uno splendido capitolo dedicato alla
caccia alle anatre nella laguna veneta.
Ma i lettori che non abbiano mai avuto domestichezza con il mondo della caccia stentano a capire, anche nei capoversi successivi, che cosa
siano mai questi stampi. Si tratta di un gergo tecnico, tradicibile solo a scapito della fluidità letteraria del testo. Come avrebbe fatto il povero
Hemingway a scrivere, anzichè stampi, imitazioni di anatre selvatiche ricavate da legno, sughero o erbe palustri, messe a galleggiare come
richiami intorno all' appostamento con pesi di piombo sommersi ad ancorette?
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