Diana cacciatrice.La caccia è una delle più antiche attività conosciute in quanto risale sicuramente alla nascita della specie Homo sapiens. Sebbene gli antenati della specie umana più remoti fossero in prevalenza insettivori sono stati ritrovati reperti, risalenti a 1.8 milioni di anni fa, che provano come gli ominidi si procacciassero grandi animali per il sostentamento; non è tuttavia del tutto chiaro se fossero prevalentemente cacciatori attivi o raccoglitori di carogne.[2] La caccia era una componente cruciale per le società di cacciatori-agricoltori, prima che si iniziassero ad addomesticare i primi animali e prima del sorgere dell'agricoltura. Sono state ritrovate in Asia prove fossili dell'utilizzo di lance per la caccia, la cui datazione riconduce a circa 16200 anni fa.[3]Secondo alcuni storici la caccia potrebbe aver contribuito al rimpiazzo della megafauna dell'olocene con gli erbivori più piccoli delle epoche successive.
Con l'avvento del linguaggio e della cultura la caccia diventò un tema ricorrente di storie e miti, ma anche di proverbi, metafore e aforismi molti dei quali sono usati ancora oggi.
La prima tecnica di caccia è stata probabilmente la caccia per sfinimento praticata dagli uomini del paleolitico. Poiché l'epoca è precedente all'invezione delle armi da lancio, quali lance e archi, l'unico modo per cacciare una preda era di inseguirlo per lunghe distanze.
Forse per questo scopo gli ominidi diventarono bipedi; la postura eretta che riduce la velocità di corsa e quindi le probabilità di catturare una preda dopo un inseguimento breve, ma permette una migliore durata e può favorire la caccia per sfinimento. Anche lo sviluppo delle ghiandole sudoripare (assenti nella maggior parte dei mammiferi) e la mancanza di pelo degli umani può aver favorito questo tipo di caccia permettendo di mantenere la temperatura corporea abbastanza bassa durante una lunga corsa nel calore del giorno.
La caccia per sfinimento viene ancora praticata dai cacciatori-raccoglitori del deserto del Kalahari nell'Africa meridionale. Durante una partita di caccia mirante allo sfinimento di un'antilope del Kalahari centrale l'animale non viene bersagliato con proiettili ma solamente inseguito. La temperatura dell'aria può essere compresa tra i 40 e i 42 °C e la caccia può durare da due fino a 5 ore per un percorso totale tra i 25 e i 30 km. Il cacciatore insegue l'antilope che scappa fino a portarsi fuori vista; tuttavia inseguendolo correndo ad un buon passo è il cacciatore riesce a raggiungerlo prima che abbia avuto il tempo di riposarsi all'ombra. Ad un certo punto la preda è troppo esausta per continuare a correre e può essere uccisa a breve distanza con una lancia.
Sebbene gli animali domestici fossero diventati piuttosto diffusi, la caccia continuò ad essere una fonte importante di cibo anche dopo lo sviluppo dell'agricoltura. I materiali e il nutrimento aggiuntivo derivanti dalla caccia comprendevano proteine, ossa da lavorare, tendini, pelo o penne, pelli grezze e cuoio utilizzate per la produzione di abiti e la costruzione di ripari. Le prime armi da lancio erano sassi, lance (a volte atrezzate con un propulsore, o atlatl), archi e frecce
Negli antichi altorilievi, in particolare in Mesopotamin, i re venivano spesso rappresentati come cacciatori alla presa con bestie di grandi dimensioni, come i leoni; solitamente su un carro da guerra, cosiderato simbolo virile. L'archetipo è probabilmente il leggendario re biblico Nimrod. L'importanza psicologica e culturale della caccia nelle società antiche è rappresentata dalle dività associate, quali il dio cornuto Cernunnos o la dea greca Artemide e l'equivalente romana: Diana. Molti taboo erano relativi alla caccia; l'associazione mitologica di una certa preda con una divinità poteva riflettersi in restrizioni alla caccia come, ad esempio, il divieto di caccia nelle vicinanze di un tempio. Ad esempio la storia di Artemide e Atteone, narrata da Euripide, può essere interpretata come un monito verso il disprezzo per le prede e il vanto.
La caccia è ancora vitale in molte società, in particolare quelle non adatte alla pratica dell'agricoltura e dell'allevamentp. Gli Inuit dell'artico cacciano, con armi e trappole, animali per il cibo e per produrre le complicate tende (formate da decine di pezze di pellame) che possono resistere alle rigide temperature. Dalle pelli impermeabili dei mammiferi marini producono canoe, guanti, abilti e calzature.
Con l'addomesticazione del cane, degli uccelli da preda e del furetto sono state sviluppate varie forme di caccia con l'aiuto di animali. Allo scopo sono state selezionate delle precise razze di cane: segugi, cani da punta o da riporto.
mercoledì 19 dicembre 2007
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